L’Advayatārakopaniṣat, testo costituito di diciotto passi ora in prosa ora in versi, appartiene allo Suklayajur-veda ed è appropriatamente chiamata Adayatarakopanishat in quanto espone il metodo, ossia il taraka-yoga, che conduce all’esperienza del Brahman non-duale.
Il darshan abbracciato da quest’upanishad è l’Advaita come esprime chiaramente la definizione del titolo, a-dvaya, “non duale”.
Lo yoga a essa inerente, definito come taraka, (lo strumento che fa attraversare l’oceano delle nascite e delle morti) mira al fine ultimo attraverso: l’elaborazione e il raffinamento della conoscenza discriminativa; la realizzazione di varie mete (laskshya) con la pratica della meditazione sui diversi elementi relativi, su spazi mistici, osservando le loro luci e i loro colori (Jyoti-mandala).
Può l’onda esistere senza l’oceano o un piccolo raggio di luce nascere senza una luce infinita? Così lo spazio del cuore non può esistere senza lo spazio infinito.
Paramahamsa Svami Yogananda Giri appartiene alla tradizione monastica indù del dashanami-sampradaya, unico samnyasin discepolo di Svami Gitananda Giri Guru Maharaja. Il nome e la vita di Paramahamsa Svami Yogananda Giri sono legati profondamente a importanti e raffinate tradizioni tantriche.
Egli ha dedicato la sua vita allo studio e alla pratica delle culture orientali, dello yoga e dell’induismo. Ha fondato nel 1984 il monastero induista del Gītananda Ashram (Altare SV) su modello tradizionale indù e ne è la guida spirituale, Mahant.
È ispiratore, fondatore e ministro di culto dell’Unione Induista Italiana, Sanatana Dharma Samgha, Confessione religiosa riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica nel 2000, e dell’Unione Induista Europea.
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